La dimetilarginina simmetrica (SDMA) deriva dalla metilazione intranucleare della L-arginina e viene rilasciata nel circolo dopo proteolisi. La concentrazione plasmatica di SDMA è correlata al tasso di filtrazione glomerulare ed è quindi da considerarsi un marker precoce della funzionalità renale. L’ incremento della SDMA (con un valore > 14 μg/dl nel cane e > 15 μg/dl nel gatto) anticipa, nei tempi di sviluppo della patologia renale, l’aumento di creatininemia.
Con un danno renale precoce, che coinvolge il 20-30% del parenchima ,soprattutto in riferimento alla corticale renale ( regione glomerulare), la creatininemia e l’azotemia risulterebbero nella norma e, la sola valutazione di questi analiti sierici, lascerebbe non evidenziato il problema.
L’esame permette quindi un tempestivo intervento sulla patologia renale in atto. Nel caso in cui l’ SDMA e/o la creatininemia fossero prossime al limite superiore dell’intervallo di riferimento, non escluderebbe una malattia renale precoce.
Nell’ambito di questo quadro assumono una maggiore importanza la valutazione del peso specifico delle urine e il rapporto urinario proteina:creatinina (PU/CU) per confermare che non ci sia altra evidenza di malattia renale. Ricordiamo che il rapporto PU/CU, è da considerarsi valido, in presenza di un sedimento urinario inattivo (mancanza di leucociti o segni di infiammazione delle vie urinarie).
Vi consigliamo quindi il dosaggio della SDMA per una diagnosi precoce di insufficienza renale (ad esempio in presenza di fattori predisponenti quali infezioni o nefrotossicità), nei pazienti borderline, nel monitoraggio terapeutico e in caso di poliuria-polidipsia, per escludere una forma non-azotemica di insufficienza renale.