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L’esame istopatologico permette di valutare le alterazioni microscopiche nei tessuti, siano essi prelevati “in vita” o in sede post-mortale.

Nei casi necroscopici il prelievo dei tessuti va effettuato al più presto dopo il decesso dell’animale ed è pertanto sconsigliabile prelevare o inviare ad indagine istologica tessuti, organi o soggetti interi precedentemente sottoposti a congelamento o deceduti da diverso tempo.

L’autolisi è un evento rapido che causa la distruzione e il disfacimento dei tessuti. Alcuni organi sono soggetti ad una autolisi rapida, immediatamente dopo il decesso, risulta quindi fondamentale una tempestiva fissazione in formalina degli organi.

Come le biopsie istologiche, anche (e soprattutto) i campioni necroscopici devono subire un’adeguata fissazione prima di essere sottoposti ad esame, che favorirà la buona riuscita dell’indagine istopatologica.

Il fissativo maggiormente utilizzato è la formalina, che deve essere diluita in acqua (o soluzione fisiologica) in modo da ottenere una soluzione di formalina al 10% (che corrisponde ad una soluzione acquosa di formaldeide al 4%).

– Per una corretta fissazione dei tessuti il volume di formalina deve essere circa 10 volte maggiore del volume del campione.

– Il contenitore deve essere sufficientemente voluminoso per contenere il campione/organo/tessuto ed una adeguata quantità di fissativo.

– Deve avere imboccatura larga perché i campioni fissati tendono ad assumere rigidità che ne impedirà l’estrazione.

– Il contenitore deve avere chiusura ermetica in quanto la formaldeide è una sostanza tossica con tendenza ad evaporare.

La formalina penetra lentamente nei tessuti (0,8mm/h), è bene quindi che lo spessore laterale del campione non superi mai i 2 cm per permettere al fissativo di penetrare il tessuto. Il tempo di fissazione deve essere valutato accuratamente per non incorrere negli inconvenienti che si riflettono inevitabilmente su tutte le successive fasi di lavorazione del campione, ivi comprese le colorazioni speciali, l’immunoistochimica e la biologia molecolare, oltre che precludere una adeguata valutazione della morfologia del campione.

Ne consegue che l’invio di soggetti interi per esame istopatologico, inficia definitivamente l’esito dell’indagine. Questo è particolarmente evidente in alcuni animali dove la penetrazione per via cutanea risulta ancora più lenta (cheloni, volatili, sauri, ofidi ed altri).

Per ovviare in maniera rapida e semplice si suggerisce di procedere con espianto degli organi e porli in un contenitore adatto a contenere il campione e il volume di formalina adeguato (10:1).

Ove questo risulti non eseguibile si suggerisce di praticare una incisione del soggetto aprendo la cavità celomatica/addominale per permettere alla formalina di penetrare negli organi prima che si verifichi il processo di autolisi.

– Nei cheloni questo è eseguibile rapidamente procedendo all’apertura del ponte e asportando il piastrone.

– Negli uccelli la metodica è altrettanto semplice, procedendo all’apertura della cavità splancnica eseguendo un’incisione tra sterno e cloaca e ribaltando lo sterno in senso craniale.

Per una corretta indagine istopatologica necroscopica le informazioni anamnesiche rivestono un ruolo fondamentale. Ricordatevi quindi sempre di fornire al patologo tutte le informazioni in vostro possesso su segnalamento, anamnesi ambientale, sintomatologia clinica ed indagini strumentali eseguite.

Seguendo queste semplici norme, oltre a contribuire alla gioia del vostro Patologo, potremmo lavorare insieme al raggiungimento di una diagnosi corretta e mirata.

Dott. Paolo Romano Direttore Sanitario ProvetLab

Dott.ssa Diana Binanti Direttore Sanitario AbLab

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